Storia della coltivazione della vaniglia in Madagascar

La vaniglia è originaria del Messico, dove veniva utilizzata già oltre mille anni fa dalle popolazioni indigene per aromatizzare bevande a base di cacao. Tuttavia, la vaniglia arrivò in Madagascar solo nella seconda metà del XIX secolo, introdotta dai francesi durante il periodo coloniale. Grazie al clima tropicale e ai terreni fertili, la pianta si adattò rapidamente e il Madagascar divenne ben presto il principale produttore mondiale di vaniglia, in particolare della pregiata varietà Bourbon.

La coltivazione della vaniglia a Madagascar richiede tecniche artigianali e grande maestria. La pianta, una specie di orchidea rampicante chiamata Vanilla planifolia, cresce soprattutto nelle regioni nord-orientali dell'isola, come Sava, Antalaha e Sambava, dove il clima caldo e umido è ideale. La vaniglia viene coltivata in terreni ricchi di sostanze organiche e spesso all'ombra di alberi più grandi per proteggerla dal sole diretto.

Uno degli aspetti più delicati della coltivazione è l'impollinazione: poiché l'insetto impollinatore naturale non è presente a Madagascar, ogni fiore deve essere impollinato a mano, con una finestra di tempo molto breve ogni mattina. Dopo l'impollinazione, i baccelli richiedono circa nove mesi per maturare, dopodiché vengono raccolti a mano e sottoposti a un lungo processo di trasformazione che comprende fermentazione, essiccazione al sole e selezione manuale dei baccelli migliori.

La produzione di vaniglia è diventata una risorsa fondamentale per l'economia malgascia: oggi Madagascar produce circa l'80% della vaniglia mondiale, e la "vaniglia Bourbon" è considerata la migliore per l'elevata concentrazione di vanillina e l'aroma intenso. La coltivazione, tuttavia, richiede molta pazienza, precisione e lavoro manuale, tramandati da generazioni nelle comunità agricole locali.